Costruire un ambiente inclusivo, in cui le esperienze e le idee di ogni generazione possono contribuire al futuro dell’impresa e alla coesione della sua base sociale è una sfida cruciale per la vitalità delle imprese cooperative. Lo è forse per tutte le tipologie di organizzazione, nella misura in cui gli studi organizzativi hanno messo in luce, negli anni, l’incidenza del fattore umano e dell’engagement delle persone sul funzionamento organizzativo. Nelle cooperative, tuttavia, la questione è particolarmente significativa perché è connaturata alla forma dell’impresa, che prevede il controllo democratico da parte dei soci. Per questo, l’ingaggio dei soci nelle loro diverse fasi di vita e la possibilità di incidere sulle scelte che li riguardano, è una questione ineludibile.
Nelle cooperative l’aspetto partecipativo e quello produttivo e della sostenibilità economica sono strettamente interdipendenti. Spesso però le cooperative concentrano lo sforzo organizzativo sull’efficienza ed efficacia dei risultati ed enfatizzano il ruolo della singola «persona giusta al posto giusto». Questo significa dirigere le energie verso la valutazione delle capacità o della forza/debolezza individuale per la selezione e l’adeguamento della persona al compito assegnato.
Tuttavia, quando in una cooperativa la persona diventa fattore produttivo e il patto sociale si riduce al mero scambio economico, la dimensione collettiva si riduce a una sommatoria tra interessi reciprocamente non conflittuali. Si creano percorsi professionali individuali che non “si toccano”, ma procedono parallelamente alimentando una delega al management, sostenuta dal modello organizzativo, che sviluppa un vero e proprio circolo vizioso di disaffezione e turnover.
Per aumentare il sentimento di proprietà collettivo rispetto alle decisioni e all’organizzazione stessa è invece necessario creare le condizioni per l’influenzamento reciproco e la soddisfazione dei bisogni dei singoli nei processi organizzativi, promuovendone l’efficacia. Significa spostare l’attenzione dalla singola persona alla qualità della relazione persona-gruppo. Si parla di empowerment organizzativo in termini di possibilità e capacità dei soci, in quanto attori sociali e politici appartenenti ad un soggetto collettivo quale è la cooperativa, di definire le situazioni (i bisogni, i problemi, le difficoltà lavorative e relazionali, le risorse) e le prospettive della cooperativa (le linee di sviluppo, le linee politiche e organizzative).
Nei percorsi proposti cercheremo quindi di mettere a fuoco in che modo sia possibile partecipare l’organizzazione e quali siano alcuni nodi di sviluppo che possono innescare processi generativi di appartenenza all’organizzazione nel suo complesso.
L’approccio di La Esse alla formazione e alla consulenza per le organizzazioni
Come La Esse da diversi anni ci occupiamo di formazione e consulenza per le cooperative e per gli enti non profit. Attiviamo dei percorsi di consulenza organizzativa che mirano allo sviluppo dell’empowerment organizzativo e prevedono l’attivazione di tutti i soggetti, collettivi e non, attivi nell’organizzazione stessa.
Il metodo che viene utilizzato nei percorsi prevede un processo collettivo di co-costruzione di una visione comune sull’esistente e la definizione condivisa di strategie per realizzare le prospettive future. Ogni passaggio è accompagnato da un processo di valutazione che permette di ri-tarare i successivi. L’ottica è quella di costruire una circolarità continua tra ipotesi, sperimentazione e valutazione, conferma, ritrattazione o modifica delle ipotesi stesse.