“Non credo sai che ci sia qualcosa che ci possa aiutare… però facci capire di cosa si tratta”.
È così che hanno esordito M e L nel primo incontro dei tre incontri previsti.
Nell’ambito di un progetto sul contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale nel territorio del bassanese, ho incontrato una coppia di signori con l’obiettivo di offrire loro un breve percorso di accompagnamento di Educazione Finanziaria.
Mi presento, spiego il mio ruolo di educatrice finanziaria e in che modo posso offrire loro supporto, mi metto in ascolto e il primo incontro diventa quello spazio in cui ciascuno di noi prende le misure e nel quale i loro racconti riempiono i fogli nei quali sto prendendo appunti.
M e L, due persone come altre con dei vissuti di grande solitudine ed abbandono. Una situazione di disagio e deprivazione che permea tutti gli aspetti della quotidianità di due persone che, già in carico ai servizi sociali, con molto garbo e dignità mi raccontano del loro percorso di vita, di ciò che è stato e di questo presente così difficile da gestire.
Mancanza di reddito sufficiente, difficoltà di approvvigionamento alimentare e di pasti completi, utenze non pagate, privazioni e rinunce forzate, situazioni debitorie in essere… a cui si aggiungono una varietà di fragilità fisiche e psichiche, sanitarie e relazionali che si autoalimentano tra loro. In questa situazione a pesare c’è anche l’età anagrafica e l’invecchiamento, una fase di vita nella quale le problematiche più che risolversi si sommano.
Una situazione, come tante altre, molto complessa e sfaccettata nella quale le persone sono già in carico ai servizi sociali da lungo periodo, supportate da prestazioni erogate sia dai pubblici servizi che dall’associazionismo locale ma che purtroppo mantengono la persona in uno stallo di grande precarietà.
Ed è qui che anch’io mi chiedo: Come educatrice finanziaria cosa posso fare? Come posso essere loro d’aiuto? Da dove si può partire? Quanto può pesare il mio singolo intervento, sapendo benissimo che si dovrebbe integrare in una rete di sostegno più ampia?
Partiamo però dalle piccole cose ed in particolare offro loro l’opportunità di occuparci di semplici compiti inerenti la gestione della propria quotidianità attraverso l’utilizzo di facili strumenti per far riscoprire la possibilità di riprendere in mano un pezzetto della propria vita.
Mi affianco a loro, valutiamo insieme quali obiettivi darci e, grazie a qualche esempio, mostro che nella loro confusione si può iniziare a fare un po’ di chiarezza:
- Quanto spendiamo effettivamente mensilmente?
- Come possiamo gestire in modo diverso le utenze che abbiamo da pagare?
- Come possiamo farci supportare rispetto alla situazione di sovraindebitamento?
La cosa più semplice che posso fare come educatrice finanziaria è affiancarmi a loro cercando di far emergere le situazioni-problema nel tentativo di trovare insieme possibili strategie per affrontarle.
Affiancarsi senza sostituirsi, incoraggiandoli a credere nelle loro capacità e a vincere quella percezione di sé di inutilità.
Al terzo incontro M e L entrano nella stanza e mi fanno vedere come si sono organizzati: L ha con sé un raccoglitore con gli scontrini e le ricevute, M un block notes nel quale ha annotato le entrate e le uscite delle ultime settimane… una nota in fondo alla pagina con l’elenco di tutte le rinunce che ha fatto e continua a fare (fare un pasto completo, riscaldare la casa, lavarsi con l’acqua calda, fare la lavatrice…).
Ed è così che ho visto spuntare quei due bucaneve… timidi, quasi increduli…sempre a testa bassa.
“Non credevo mica sai, non avrei mai detto di riuscire a occuparmi ancora di qualcosa”.
Silvia Perin
Educatrice Finanziaria, La Esse